Ogni neonato ha un modo unico di esprimere i propri bisogni attraverso il pianto. Esistono oggi app e dispositivi come i baby monitor che aiutano i genitori a tenere sempre sotto controllo il neonato e a interpretare il suo pianto (o il suo silenzio e i suoi movimenti nel sonno, come il nuovissimo Dream Sock di Owlet, che monitora i parametri vitali del tuo bambino mentre dorme), ma l'istinto genitoriale e il contatto diretto restano le fonti più affidabili per rispondere ai bisogni del bambino.
Con il tempo, i genitori imparano a riconoscere i diversi tipi di pianto e a rispondere in modo più mirato alle necessità del loro bambino. Rispondere prontamente e con calma ai bisogni del neonato non solo calma il pianto, ma favorisce lo sviluppo di un attaccamento sicuro, fondamentale per il benessere emotivo del bambino.
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1. PIANGE PERCHÉ HA FAME
Se sono passate diverse ore dall’ultima poppata è probabile che il vostro bambino pianga perché ha fame.
Il neonato affamato piange in modo molto ostinato e incalzante; spesso cerca di portare la manina alla bocca per simulare il seno materno e tende a calmarsi solo quando il bisogno viene soddisfatto.
I genitori sono sempre molto attenti all’orario della pappa quindi è facile riuscire a capire se il neonato piange perché avverte il senso di fame.
In questo caso, l’unica cosa da fare è preparare il biberon o attaccarlo al seno per farlo mangiare, accarezzandogli la testina per tranquillizzarlo.
2. PIANGE PERCHÉ HA SONNO
Il neonato assonnato comunica la sua stanchezza con un pianto lento e lagnoso, privo d’interruzioni. È il momento in cui ha bisogno di coccole e attenzioni.
Potete prendere in braccio il vostro bambino e cullarlo dolcemente o lasciarlo nel suo lettino e cantare una ninna nanna a voce bassa, accompagnata da qualche carezza.
Non è necessario ricercare un ambiente silenzioso per farlo addormentare: abituandosi ai rumori sarà più facile trovare, in ogni circostanza, uno spazio per il suo riposo.
3. PIANGE PERCHÉ PROVA DOLORE
Se il neonato prova dolore, ad esempio durante un attacco di coliche, istintivamente comincerà a piangere in modo molto forte. Il pianto causato da dolore è intenso e si alterna a brevi apnee per poi riprendere tenacemente.
È importante intervenire subito e mantenere un contatto con il bambino per farlo sentire al sicuro. Prendete il vostro bambino in braccio e praticate una leggera palpazione del corpo per individuare la zona del dolore, accarezzatelo e parlategli dolcemente per tranquillizzarlo.
4. PIANGE PERHÉ IL PANNOLINO È SPORCO
É molto difficile che i neogenitori non si accorgano che il pannolino è sporco ma quando accade il neonato avverte il disagio ed è pronto a dare l’allarme piangendo intensamente. È quindi opportuno cambiarlo in breve tempo per calmarlo ed evitare arrossamenti o irritazioni.
5. PIANGE PERCHÉ È MALATO
Il bambino malato ha poche energie perciò il suo pianto risulta debole e lamentoso e i genitori non fanno fatica a riconoscere la causa.
Il neonato utilizza anche altri segnali per manifestare il proprio malessere, ad esempio passa molto tempo con gli occhi chiusi, rifiuta il cibo, non sorride e non si mostra attento a ciò che avviene attorno a lui. Quando il bambino sta male richiede un’assistenza immediata da parte del pediatra e ha bisogno del contatto e della costante presenza dei genitori.
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Qualunque sia la causa del pianto, è importante ricordare che nei primi mesi di vita il neonato ha bisogno di sapere che i suoi bisogni verranno sempre soddisfatti. Lasciar piangere un neonato senza rispondere, come suggerito da alcuni sedicenti esperti, può compromettere la sua fiducia e sicurezza emotiva. Se il vostro bambino piange senza un apparente motivo provate innanzitutto a coccolarlo!
Le coccole sono il rimedio più efficacie a disposizione di ogni genitore. Il neonato ha vissuto per nove mesi dentro il grembo materno e ha bisogno di ricreare il contatto e la sicurezza che aveva nella pancia della mamma. Il contatto pelle a pelle, come il metodo canguro, può aiutare a calmare il neonato in modo naturale, favorendo il legame e regolando i parametri fisiologici come la temperatura corporea e il battito cardiaco.
Oltre a cullare e coccolare il bambino, oggi ci sono altre tecniche che sono diventate popolari per calmare il pianto. Ad esempio, il metodo "5S" sviluppato dal Dr. Harvey Karp, che include swaddling (fasciatura), side/stomach position(posizione su un fianco/pancia in giù), shushing (sussurrare o produrre suoni ritmici), swinging (dondolare) e sucking(suzione).
Ciò non toglie che il pianto di un neonato nei primi mesi di vita in comune possa essere molto stressante per i genitori. È importante ricordare che prendersi cura di sé stessi e chiedere aiuto, magari anche soltanto alla tecnologia, quando necessario aiuta ad affrontare meglio le sfide della genitorialità.
Il pianto è la principale forma di comunicazione del neonato e, mentre può essere una sfida interpretarlo, rispondere con amore e pazienza aiuta a creare una relazione forte e sicura con il bambino. Con il tempo, i genitori impareranno a riconoscere i segnali del loro bambino e a rispondere ai suoi bisogni in modo sempre più efficace.